Cosa vuol dire autonomia? Cosa vuol dire indipendenza? Tante cose, non necessariamente uguali, anche semplici da spiegare in teoria ma che diventano complicate quando si prova calarle nella realtà. La realtà è infatti quel che di più complicato esista: non importa quanto si sia stati bravi a progettare, pianificare, programmare le nostre azioni, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Anzi è la norma.
Consapevoli di tutto ciò, con il progetto Apprendere l’indipendenza abbiamo provato a fare il contrario, a ribaltare il paradigma: l’autonomia l’indipendenza non è qualcosa di dato una volta per sempre, alla stregua di un certificato burocratico, ma un qualcosa che si costruisce giorno dopo giorno, tentativo dopo tentativo, errore dopo errore (eh sì ci sono anche quelli).
A qualche mese dalla partenza del progetto sostenuto dalla Fondazione Social abbiamo i primi confortanti feedback, quelli dei nostri ragazzi che giornata dopo giornata, settimana dopo settimana, hanno vissuto e sperimentato sulla propria pelle cosa vuol dire “autonomia”. E non in modo astratto e virtuale, ma nel modo più semplice, e bello, che ci sia: aiutando gli altri. Da soggetto fragile, da accompagnare e in un certo senso proteggere, a risorsa per la collettività, strumento per riannodare i fili di una comunità sempre più sfrangiata e sfilacciata. Questo il viaggio di Gianluca, Fernanda e Giuseppe in questi mesi. Un viaggio non semplice ma ricco, bello, entusiasmante per noi e, soprattutto, per loro. Come ci testimonia la stessa Fernanda: ” La mia esperienza in questo progetto è estremamente positiva. Mi piace, credo sia un ottimo lavoro. Io sto seguendo l’affiancamento di un volontario in Anteas e ho iniziato da poco presso la bottega del Mercato Equo solidale. E’ un’esperienza che mi piace perchè per me è nuova, mi fa fare cose mai fatte prima e soprattutto mi fa stare in mezzo alla gente. Conosco tante persone e mi sento più autonoma”.
Lo facciamo insieme a chi da sempre si occupa dei più fragili, consapevoli che un percorso così importante per i nostri ragazzi possa avvenire solo insieme ad organizzazioni dalle spalle robuste come la Caritas, Anteas o il Mercato Equo Solidale. Organizzazioni che hanno deciso di sposare il nostro progetto di empowerment di ragazzi down perchè forti della consapevolezza che non esiste persona che non possa diventare una risorsa per se stessa in primis e per gli altri in seconda battuta. Ce lo conferma Sara, l’educatrice coinvolta nel progetto: “Sin dal primo incontro questa esperienza ha arricchito tutte le figure coinvolte, sia di nozioni e di competenze che di affetto.
Per quasi tutti l’esperienza è stata in discesa, a parte le iniziali normali difficoltà nel rompere il ghiaccio, le aspettative positive sono poi state confermate. Le qualità dei ragazzi che più mi hanno colpita sono l’attenzione, l’umiltà, l’espansività, la cordialità, la capacità di osservare e riprodurre e l’essere sicuramente adatti ad esperienze lavorative anche complesse”.